Sono certo che, uno sviluppatore software di oggi, alle prese con spazi di memoria di poche centinaia di Kb, divisi su due unità di lettura, si troverebbe in difficoltà nel realizzare e far girare il minimo di applicazioni gestionali, necessarie ad un’azienda, come i classici: contabilità generale, magazzino, emissione bolle e fatture…
Lo spazio della memoria dei primi personal computer era molto limitato e nemmeno paragonabile a ciò di cui possiamo disporre oggi. Tuttavia, nel medioevo informatico, i sacerdoti del codice con le loro alchimie, riuscivano a farselo bastare e, in alcuni casi, anche con un certo margine.
I floppy disk da 5” non superavano 360 Kb di capacità e, solo alcuni anni dopo – con l’arrivo sul mercato dei dischetti da 3,5” – si poté disporre di 512 Kb di spazio utile.
Il taglio da 512 Kb come capienza di un dischetto ha resistito per molto tempo; infatti, solo più tardi sarebbe stato soppiantato, tra sospiri di sollievo e peana di ringraziamento, da dischetti a 1 Mb.
Di pari passo, anche la modesta memoria RAM dei primi personal iniziò a crescere di capacità. Come sappiamo, la RAM ha una valenza importante per l’efficienza e la velocità operativa e di calcolo delle applicazioni software. 32 Kb era la dotazione comune della maggioranza dei Personal Computer e solo alcuni di questi permettevano una, anche se modesta, espansione a 64 Kb. Alla quantità di memoria ridotta, si andava a sommare un altro elemento decisivo, ossia, la lentezza di elaborazione dei chips che la componevano. Tornando all’hardware, al ferro, il personal computer prevedeva la disponibilità di due unità di lettura floppy disk della stessa capacità, che, anche sommate assieme, non arrivano alla memoria di cui dispone un qualsiasi smartphone, anche uno dei più scadenti, il “Pippophone” del momento.
Già, pionieri verso la nuova frontiera. Questa, anche se odora un po’ di retorica, è una delle immagini che calza meglio per rappresentare il momento storico in cui ci si doveva improvvisare analisti, sviluppatori, tecnici esperti e commerciali delle nuove tecnologie informatiche.
Il periodo era povero di una qualsiasi applicazione commerciale e contabile, un deserto che presto sarebbe diventato un giardino, un bosco e poi una fitta foresta dalla quale in molti non fanno più ritorno. Un’allegoria che ci ricorda come ancora oggi non è facile districarsi da un eccesso di offerta che spesso si affida agli “effetti speciali”, svaniti i quali, ci si accorge di essere lontani dalle aspettative iniziali.
Emergono mancanze e, in particolare, ridondanze che possono rendere le App poco funzionali allo svolgimento del lavoro aziendale e dell’utenza a cui si rivolge. Tornando al passato, per la realizzazione di un buon software applicativo e del relativo database, disponendo di risorse molto limitate, era indispensabile tenere alta l’attenzione verso l’operatività relativa all’uso dei due floppy disk disponibili in linea. Non era semplice pilotare con perizia, l’alternanza temporale e il contenuto di ciascuno dei dischetti, dati da una parte e programmi dall’altra.
Anche la tecnologia dei tools di sviluppo ancora lacunosa non aiutava certo la programmazione, costringendo i tecnici ad inventare – tramite l’uso di strumenti più complessi, come ad esempio, in alcuni casi, il mitologico linguaggio macchina, olimpo dei migliori sviluppatori – i meccanismi necessari per rendere facile e sicuro il gioco del “togli e metti il dischetto”.
Vediamo come un utente doveva sapersi destreggiare per adoperare una terna base di applicazioni software, ossia: contabilità generale, magazzino, bolle/fatture.
Osservare l’attività di un utente, che in azienda utilizzava il personal computer, consente di rendersi conto della perizia con cui gli sviluppatori riuscivano, con le poche risorse disponibili, a creare applicativi software in grado di gestire almeno gli aspetti operativi base della vita aziendale. Anche gli utenti hanno avuto il loro momento di gloria, mostrando ai colleghi l’abilità nel destreggiarsi tra le unità disco.
La fulminante evoluzione tecnologica e la pretesa che lo sviluppo potesse non avere né fine ne limiti, ci ha portati ad avere disponibilità esponenziali di spazio disco e di memoria RAM, dove è possibile allocare applicativi e dati, di grandi dimensioni, senza preoccupazioni.
La fase successiva ad un eccesso di solito è legata alla razionalità della ragione…o almeno così dovrebbe essere. La rivalutazione di alcuni elementi di modernariato, come ad esempio i dischi in vinile che, soppiantati dai più tecnologici e capienti CD, sono passati dall’oblio a nuova vita, è un modo saggio di recuperare ciò che improvvidamente è stato messo da parte, nel nostro caso da nuove tecnologie.
Destrutturazione, ergonomia digitale e miglior uso delle risorse, si affacciano sul mondo della IT con, finalmente, una presa di coscienza sull’impensabile: anche le mail inquinano. Da parte nostra, noi di Giusti Software abbiamo già iniziato da tempo un percorso virtuoso, per migliorare e rivalutare, in chiave ecologica, lo spirito del risparmio delle risorse, una volta costretti per mancanza di tecnologia, oggi come applicazione di un’etica ecologica che ci riguarda tutti.
Siamo quasi al capolinea. La prossima puntata sarà l’ultimissima tappa del nostro viaggio nella storia dell’Information Technology. Parleremo di corsa alla specializzazione e della disarmonia tra azienda e agente nelle automazioni SFA. Stay tuned!
E, se non lo hai ancora fatto, leggi gli episodi precedenti!
Episodio 1: Dalla terra dei giganti verso l’evoluzione di oggi.
Episodio 2: Supporti magnetici, dall’unità a nastro al Solid State Drive.
Episodio 3: La metamorfosi dei PC. Dai primi micro home al personal computer.
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